Quando un progetto riuscito male si rivela perfetto per un altro scopo.
Doveva essere un cardigan leggermente aderente da sfoggiare nelle serate più chic (che nel mio caso sono Natale coi parenti, per dire) fatto usando del filato che avevo in casa. 70% lana + 30% seta, mica male. Peccato che i colori, che mi erano piaciuti tanto al momento dell’acquisto (ovviamente impulsivo), ora non mi piacessero più. Non addosso a me. E poi un colore solo per fare una maglia per me non sarebbe bastato, e allora ho pensato di abbinarne due. Ma secondo le istruzioni sarebbe stato giusto giusto, e se poi non fosse stato sufficiente e me ne fossi accorta solo a poche righe dalla fine? OK, vada per i 3 colori, e per fortuna non ne avevo altri da smaltire, altrimenti avrei rischiato l’effetto Arlecchino (sono l’eterna indecisa).
Già a metà del lavoro mi sono accorta che qualcosa non mi convinceva, ma ho continuato, che magari mi sbagliavo.
Arrivata quasi alla fine ho capito che l’impressione era corretta, al contrario del cardigan, ma ormai, dopo 2 mesi di lavoro, non avevo alcuna intenzione di disfare. Al peggio l’avrei tenuto in casa, che un cardigan da mettere sopra fa sempre comodo se si tengono i 18° e si è freddolosi, tanto più che i colori non mi avevano mai convinta.
E invece una volta finito i colori mi sono piaciuti tantissimo.
Peccato che sia venuto più cappotto che cardigan, ma come tiene caldo lui, signore mie, le sere sul divano e le notti insonni col piccolo che non dorme…. insomma, è andata benissimo così.
Ed è comunque un gran lavoro (taglia 56 oversized con ferri 4) che mi ha portato a sperimentare nuove tecniche (bottom-up, righe) e consolidarne altre (ferri accorciati e ripresa maglie), a tenere fede ai miei buoni propositi laniferi per il 2013, a liberarmi di un po’ di filati che aspettavano solo un progetto e ad ottenere un capo che mi sta stracomodo e mi torna strautile.
Se non è un sorriso questo!
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