Fuori uno, sotto un altro.

Appena finita la maglietta a sprone tondo ho subito avviato una nuova maglietta, sempre top-down, sempre col viscolino azzurro di cui mi sono innamorata e che ho comprato in quantità industriali temendo non mi bastasse, ma che si è rivelato tremendamente leggero (= tanti metri in ogni gomitolo = tanta resa = ne ho comprato per un vestito o due magliette e di magliette ce ne vengono almeno 4).

Fin dall’inizio non ero sicura se volessi una maglietta o una tunica, l’unica cosa che sapevo era che la volevo con scollo tondo, spalla contiguous, lavorata sul davanti ma liscia dietro e magari un po’ svasata in fondo, maniche corte e bordi icord.

Con queste caratteristiche in mente ho girato un po’ la rete e soprattutto ravlery ed ho trovato l’ispirazione perfetta: Alice in Wonderland

Così con un’immagine in testa è diventato più facile progettare una bozza di massima da cui partire per proseguire poi col metodo emipirco del top-down secondo l’ideatrice Barbara G. Walker, che è uno dei motivi per cui preferisco le costruzioni top-down alle bottom-up (dall’altro in basso piuttosto che dal basso verso l’alto).

Vi faccio vedere la mia bozza di progetto, dove mi segno i punti base che ho stabilito per il capo, la tensione del filato che sto usando, qualche misura che mi servirà (qui ad esempio la circonferenza che dovrà avere lo scollo) ed un abbozzo di istruzioni se mai mi venisse in mente di tirarne fuori uno schema o una ricetta o anche solo qualche appunto da mettere nelle note per guidare chi volesse prendere spunto.

17108129686_f12fb91fe4_z

Dopo il primo avvio ho disfatto e riavviato con una decina di maglie in più perchè era troppo accollato, quindi non tenete in conto i numeri che vedete scritti sul foglio.

Ho lasciato 4 maglie per la spalla contiguous, per il metodo di costruzione vi rimando alla fonte, che è meglio: istruzioni scaricabili anche in italiano direttamente dall’ideatrice del metodo Susie Meyers.

Sul dietro ho fatto qualche ferro accorciato per dare maggiore altezza al collo ed ho lavorato la metà dietro a maglia rasata e la metà davanti con una finta treccia (mock cable).

Arrivata alla divisione delle maniche ho fatto qualche aumento solo sul davanti ogni 4 ferri per dare spazio al seno (ho imparato dall’errore fatto con la precedente maglietta) ed arrivata sotto al seno ho fatto delle diminuzioni per tornare ad una larghezza più giusta, che volevo fosse piuttosto aderente. Non ho fatto ferri accorciati sotto al seno perchè non sapevo come sistemare il mock cable e questo mi è costato una brutta vestibilità nella parte lombare ed una fascia di “cintura” con altezza diversa davanti e dietro. Altro errore da cui imparare per la prossima volta. Al termine del progetto farò un riassunto di tutti gli sbagli da cui trarre insegnamento.

All’altezza della vita ho interrotto il mock cable e fatto qualche giro di coste 2/2 per dividere il sopra dal sotto e spezzare la monotonia della maglia rasata sul dietro, come una finta cintura.

Poi ho proseguito aumentando velocemente per raggiungere l’ampiezza dei fianchi, perchè a questo punto ho deciso che la maglietta/tunica diventerà un vestito. Il mio primo vestito fatto ai ferri.

Nelle foto potete vedere le lifelines ancora inserite di quando ho provato il capo. In realtà l’ho provato molte più volte solo che sono sfaticata e non sempre l’ho tolto dai cavi, ma già così potete avere un’idea di come funzioni un top-down, se non l’avete mai fatto: va provato un’infinità di volte per poterselo costruire addosso. Ed è proprio questo che gli permette di vestire alla perfezione, se fatto per bene (e non a caso come faccio io, per capirci).

Qui vedete il mock cable. Male perchè il flash uccide le trecce ed il fotografo era un po’ svogliato, ma bisogna anche prendere quel che passa il convento, no? 🙂

16664662824_0d21912980_z

Una vista da dietro per vedere il difetto nella zona lombare: se avessi fatto il bust shaping come si deve questo non sarebbe probabilmente successo. Ora spero nello scivolamento che gli daranno il peso della gonna e la sottoveste di raso al posto del pigiama di cotone delle prove.

17099567370_8d1f69c1a3_z

E di fianco vedete meglio la costruzione, col mock cable davanti, la maglia rasata dietro e la “cinta” a coste 2/2 tutto intorno per spezzare.

17286611941_945e91c4dd_z

Ora devo scegliere come fare la gonna. Di sicuro non la voglio aderente nè troppo ampia. Vediamo se riesco a trovare il giusto ritmo di aumenti per avere la mia via di mezzo.

🙂

Sbagliando si impara.

Ho finito (da tempo, ma solo ora riesco ad aggiornare il blog) la maglietta top-down a sprone tondo in viscolino.

17118262752_894a369afa_z

Notate come si vede ogni singolo punto di aumento?

Questo perchè il viscolino ha un’ottima definizione del punto, che è perfetta per motivi lace o trecce, ma non permette di nascondere aumenti e diminuzioni. La medaglia ha sempre due facce. 🙂

E questo è quello che succede quando sul dietro ci sono troppe maglie perchè la furbona di turno ha fatto tutto più ampio per evitare di dare la forma al seno, ma avendo un davanzale piuttosto ampio ne è risultato che per le spalle la gobba che principia non sia tuttavia sufficiente a riempire l’abbondanza di tessuto. Da qui le orribili pieghe.

16912398517_40d0b4f9e0_z

Quindi, per la prossima volta:

– fare sempre un campione lavorato in modo da capire cosa si può nascondere o evidenziare e poter così studiare meglio dove e come fare aumenti e diminuzioni;

– rassegnarsi a fare un minimo di bust shaping o iniziare ad informarsi per una mastoplastica riduttiva. O trovare una soluzione alternativa per non avere troppa maglia dietro. No, farmi crescere la gobba non è una soluzione ottimale.

Gli errori di per se’ non sono un male, purchè servano come spunto per migliorare.

La prossima volta andrà meglio.

🙂

———————————————————————

Aggiungo il tag “pasquakal” perchè questa maglietta partecipa ad un KAL del gruppo ravelry Kal from Italy che si propone di usare filati “lussuosi”. Ecco il link -click-.

Allenamento. Non c’è altra soluzione.

Tra pochi giorni potrò finalmente mostrarvi l’ultimo test che ho fatto, che è stato il mio primo lavoro fair isle (quelle cose stupenderrime con i fili di più colori che si alternano a formare un disegno). E come prima prova è venuta anche bene. Ma era la prima, e quindi il difettuccio me l’aspettavo.

Nello specifico mi è venuto troppo tirato ed ora dovrei disfare parte del collo per modificarlo, per “metterci una pezza”.

Mi prende male solo a pensarci.

Nel frattempo, però, ho deciso che era il caso di allenarmi un pochino ed ho approfittato di un periodo di stanca knittarola (non mi entusiasma nessun progetto di sferruzzo, starò male?) per inventarmi un lavoretto semplice e veloce che mi permettesse di non avere wips infiniti in giro per casa e di fare pratica con la tecnica del fair isle.

2014-12-10 14.13.23

E dopo aver avviato 3 volte senza riuscire ad evitare il moebius ho anche deciso che voglio fare pratica nelle cuciture e quindi rivisto il progetto a pezzi per essere cucito.

Dovrebbe venire un tissue box cover, un vestitino per la scatola dei fazzoletti/veline, ma ho come l’impressione che il campione fatto 2 anni fa non sia più veritiero perchè nonostante la tensione del fair isle stavolta mi paia pressappoco corretta (i fili sul retro non sono più tirati a strozzo) i pezzi realizzati dopo miliardi di conti mi sembrano tanto piccini…

Haruni WIP: bind-off, versione definitiva.

Grazie alle mie amiche di Ravelry ho deciso di chiudere l’Haruni con un solo filo turchese.

Il risultato è molto molto molto migliorato.

Mi piace tantissimo!!!

bindoff haruni wip dettaglio

E a questo punto mi viene da dire: “per fortuna che il filo bianco non è bastato”, perchè questo bordino turchese gli da un qualcosa in più, togliendo l’austerità e l’eleganza che uno scialle interamente bianco può avere, e donandogli un’aria più sbarazzina e casual, che mi si addice molto di più, pur rimanendo molto discreto.

 

Con questo metodo di chiusura sto imparando anche due nuovi punti: il k3tog, ovvero lavorare al dritto 3 maglie insieme, e la catenella a maglia, cioè una specie di catenella come quella fatta all’uncinetto, ma realizzata solo coi ferri lavorando al dritto la maglia appena lavorata.

Sto imparando i punti sospesi. Se si chiamano così.

Sono talmente abituata a leggere schemi in inglese che a volte non conosco la traduzione in italiano di alcuni termini, oppure mi trovo a ripetermi il motivo mentre lavoro in inglese-italianizzato, tipo “ora sospendo avanti, knitto questo, riprendo e purlo, poi sospendo dietro, purlo, riprendo e knitto“.

Per chi non lo sapesse: knit=dritto e purl=rovescio.

Quindi la traduzione di quanto sopra sarebbe “ora prendo una maglia e la tengo in sospeso sul davanti del lavoro, lavoro al dritto la successiva, recupero la maglia lasciata in sospeso e la lavoro a rovescio, metto in sospeso la maglia successiva sul retro e lavoro la seguente a rovescio, poi riprendo la maglia lasciata in sospeso e la lavoro al dritto”.

Molto più veloce in inglese, che però non mi scorre bene da solo e quindi lo mischio all’italiano.

Per fortuna non mi sente nessuno quando faccio ‘ste cose ;P

Tutto ‘sto papiro per dire che non ho idea di come si dica in italiano il fatto di tenere in sospeso delle maglie per poi riprenderle nè se esiste un termine valido per tutte le lavorazioni con delle maglie in sospeso o se alcuni modi di sospendere e riprendere abbiano un nome ed altri un altro. Quindi li chiamerò punti sospesi, che tanto siete tutte intelligenti e mi capite.

Mi sono scelta un modello di cappellino carino e semplice semplice…. seeeeeeeeeeee, come no? Mi era sembrato semplice a prima vista, perchè sono ancora troppo ignorante in materia e lui  non era traforato e non aveva pizzi e frizzi, ma poi lavorandolo già al 6° giro ho capito di aver fatto una grandissima cavolata scelto qualcosa di forse troppo impegnativo per il mio livello di conoscenza della materia e per la mia abilità.

Che poi è quello che ho scritto sopra, solo che nello schema che ho trovato è indicato con delle abbreviazioni, tanto per rendere tutto ancora più semplice.

Così mi imparo a scegliere uno schema senza studiarlo per bene solo perchè gli hanno dato il mio nome.

Ben mi sta.

Comunque non demordo, tra qualche tempo vedremo se quanto ho sbagliato.

Maglietta top-down ai ferri

Sto imparando questa nuova tecnica che si chiama top-down, ovvero lavorare partendo dal collo invece che dal fondo, e per farlo ho trovato uno schema semplice semplice su Ravelry.

Il primo tentativo l’ho fatto tutto di un colore per il piccoletto, perchè dimensioni ridotte significano lavoro più veloce e se fosse venuto tutto uno schifo avrei sprecato meno tempo e rosicato meno nel disfare.

Invece è venuta carina e la sto usando tantissimo, tra una lavatrice e l’altra, che a 16 mesi una maglietta che dura mezza giornata è un sogno.

Con questa maglietta ho imparato a lavorare top-down (ma basta seguire lo schema) e ad usare il gioco di 5 ferri (per le maniche).

Visto che la prima era venuta bene mi sono lanciata nella seconda, e visto che mi piacciono le sfide ho voluto imparare contemporaneamente il cambio colore nella lavorazione circolare ed il magic-loop (tecnica con i ferri circolari che sostituisce il gioco di 5 ferri).

Nella foto sembra stortissima, ma in realtà non lo è, giuro.

Il cambio colore in lavorazione era andato bene, non si notava il “salto”, ma poi fermando i fili devo aver combinato qualcosa… forse ho tirato troppo i fili per fermarli (ho sempre paura che non tengano).

Ringrazio ElenaReginaWool per il 100% cotone coloratissimo.