Top viscolino. Azzurro. :D

Questo è l’ultimo.

Per ora 😀

Dopo la maglietta ed il vestito, ecco a voi il top in viscolino azzurro.

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Questa volta è un bottom-up, cioè ho iniziato dal fondo salendo su man mano che il lavoro procedeva, ma sempre seamless cioè lavorato in un unico pezzo, senza cuciture (se si esclude il kitchener stitch per chiudere le spalline in modo invisibile).

Avendo 115cm di fianchi e con una tensione di 22 maglie in 10cm, ho avviato 255 punti.

DUECENTOCINQUANTACINQUE

Ho lavorato una variazione del punto feather and fan di cui si trovano miliardi di versioni in rete (il link a quella che ho usato io lo trovate nella scheda ravelry del progetto) e poi via di maglia rasata col cervello spento, che la sera è così tanto rilassante.

Qualche diminuzione sui fianchi per dare un po’ di forma alla vita e qualche aumento solo davanti per fare spazio al seno, che misurandolo ho visto che era venuto bello larghetto e gli aumenti dietro proprio non servivano, anche se lo volevo morbido.

Arrivata all’ascella ho diviso il davanti dal dietro chiudendo 8 maglie sotto ogni braccio e facendo qualche diminuzione a ferri alterni per allargare lo scalfo (si chiama scalfo il buco per le braccia? maniche non ce ne sono ed io non conosco i nomi tecnici… scusate). Dopo solo 1 ferro ho diviso anche le due parti davanti iniziando le diminuzioni (1 tutti i ferri) per lo scollo. Arrivata alla larghezza desiderata ho smesso le diminuzioni e continuato a maglia rasata in piano fino a raggiungere la lunghezza desiderata (sempre misurando, ovviamente).

Qui ho dovuto fare una cosa che non mi piace molto, ovvero contare ed appuntare, per poter ripetere le diminuzioni in modo simmetrico sia tra sinistra e destra del davanti che tra davanti e dietro.

Sul collo dietro ho aggiunto un semplice motivo lace che ho disegnato io in un guizzo di creatività dopo aver fatto impazzire un’amica per cercarmi schemi vari ed eventuali 😀

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Ce le vedo solo io le onde, vero?

(e niente, non ce la posso fare ad avere foto decenti: o in bagno con sottofondo e luce pessimi o mosse/inquadrate male e sempre con luce pessima)

Oh, dimenticavo: stavolta i bordi non li ho ripresi perchè li ho lavorati passando le prime due maglie, cosa che li fa arrotolare un pochino in dentro, ma poco, e restare esteticamente gradevoli così come sono ed abbastanza rigidi da farmi aspettare a fare la filza, che magari tengono bene così come sono.

E’ bello avere amiche di maglia che mi insegnano, oltre a supportarmi. Mi sento molto fortunata.

Finito il mio primo vestito ai ferri! Ed altro ancora in viscolino. Poi basta, però.

Questo filato è fantastico, leggero, liscio, scivoloso e con un colore stupendo, ma per la miseria, dopo 1 maglietta, 1 canotta ed 1 vestito inizia a venirmi a noia. Quindi gli ultimi 2 gomitoli e mezzo (circa) li lascio un attimino in stash, che tanto non mi bastano per farmi nient’altro e così lucido mi pare poco maschile, quindi inadatto per i miei pargoli.

Dunque, dicevo, la maglietta ve l’ho già fatta vedere qui.

Il vestito ve lo avevo fatto vedere a metà qui.

Ecco come è venuto

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Vi prego di perdonare la foto pessima e la location di dubbio gusto, ma questo è l’unico specchio che ho e non ho fotografi a disposizione, per cui mi arrangio come posso, e per far vedere la lunghezza del vestito non sono riuscita a tagliare via i dettagli meno gradevoli dello sfondo. Pure la luce è pessima, ma in confronto al resto nemmeno si nota, vero?

E’ un top-down con scollo tondo, fatto avviando tutte insieme le maglie del collo e facendo poi qualche ferro accorciato sul dietro per sagomarlo un po’.

Per la spalla ho scelto il metodo contiguous che prevede 4 aumenti ogni giro, prima tutti sulla spalla in alto e poi tutti sulla manica (fino ad una certa altezza da valutare ad occhio poi si diradano a giri alterni).

Sulla metà davanti del corpo ho lavorato un mock cable, che credo si traduca come finta treccia o qualcosa di simile, che è una versione molto semplificata della treccia che non prevede l’uso di ferri ausiliari per sospendere le maglie e per questo deve essere piccina, altrimenti i punti non si riescono ad intrecciare sui ferri senza un aiuto esterno. NOTA: questo tipo di lavorazione rende il tessuto più compatto rispetto alla maglia rasata, per cui a parità di numero di maglie risulta una larghezza inferiore ed un drappeggio quasi inesistente. Infatti se guardate il collo resta quasi dritto, mentre avrebbe dovuto scendere tondeggiante per il peso del vestito come in Pelna, ad esempio. Visto che il risultato non mi dispiace potrei anche dire di averlo fatto apposta, ma sarebbe una menzogna.

La metà posteriore è tutta a maglia rasata ad eccezione di qualche riga a coste 2/2 all’altezza della vita, fatta a mo’ di cintura tutta intorno e facendo combaciare le coste davanti con le coste del mock cable.

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Per la gonna ho mollato un attimo il mio solito metodo sperimentale ed ho ceduto ai calcoli per decidere ogni quanti ferri fare i 6 aumenti piazzati lungo la circonferenza (2 davanti, 2 dietro, 1 per ogni fianco. tutti circa equidistanti): dopo tanto lavoro non mi andava di rischiare e dover disfare, iniziavo a fremere per vedere il risultato finito, e quindi consigliata dalle mie sagge amiche di maglia mi sono data alla matematica. Poca, a dire il vero, ma fondamentale.

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I bordi sono tutti rifiniti con i-cord bind off, che ho sbagliato, ma non importa. Per il collo ovviamente ho prima ripreso le maglie, lavorato un giro al dritto e poi fatto la chiusura.

La mia versione prevede: avvio di 2 maglie a nuovo con filo di scarto, *k2, k2tog, slip all stitches back on left needle, rep. from * until there are only 3 sts left on the needle then rip off the CO waste yarn and sew in kitchener stitch.

Per tradurlo in italiano dovrete aspettare che mi prenda qualche altro caffè, però. Che sono talmente abituata a leggere schemi in inglese che quello mi viene naturale, mentre per l’italiano “magliese” mi devo impegnare.

In pratica leggendo di fretta le istruzioni ho tralasciato di fare i k2tog sul back loop. E’ venuto un po’ lace e si arriccia un pochino, ma fa niente. Anche questo posso sempre dire di averlo fatto apposta 😀

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Visto che mi sono dilungata, per il top faccio un altro post.

Poi prometto che per un po’ smetto con l’azzurro.

(mi piace vincere facile: ho già sui ferri un progetto viola 😀 )

Sbagliando si impara.

Ho finito (da tempo, ma solo ora riesco ad aggiornare il blog) la maglietta top-down a sprone tondo in viscolino.

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Notate come si vede ogni singolo punto di aumento?

Questo perchè il viscolino ha un’ottima definizione del punto, che è perfetta per motivi lace o trecce, ma non permette di nascondere aumenti e diminuzioni. La medaglia ha sempre due facce. 🙂

E questo è quello che succede quando sul dietro ci sono troppe maglie perchè la furbona di turno ha fatto tutto più ampio per evitare di dare la forma al seno, ma avendo un davanzale piuttosto ampio ne è risultato che per le spalle la gobba che principia non sia tuttavia sufficiente a riempire l’abbondanza di tessuto. Da qui le orribili pieghe.

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Quindi, per la prossima volta:

– fare sempre un campione lavorato in modo da capire cosa si può nascondere o evidenziare e poter così studiare meglio dove e come fare aumenti e diminuzioni;

Рrassegnarsi a fare un minimo di bust shaping o iniziare ad informarsi per una mastoplastica riduttiva. O trovare una soluzione alternativa per non avere troppa maglia dietro. No, farmi crescere la gobba non ̬ una soluzione ottimale.

Gli errori di per se’ non sono un male, purchè servano come spunto per migliorare.

La prossima volta andrà meglio.

🙂

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Aggiungo il tag “pasquakal” perchè questa maglietta partecipa ad un KAL del gruppo ravelry Kal from Italy che si propone di usare filati “lussuosi”. Ecco il link -click-.

Essere testardi non sempre è utile

Ad esempio quando decidi di imparare a fare i calzini e ti rifiuti di cercare istruzioni approfondite perchè così ti senti più figa.

Poi lavori tanto per sfornare delle schifezze e finisci con l’arrenderti, così anche se ti senti meno figa almeno avrai calzini indossabili. Si spera.

 

Con la foto giusta il difetto nemmeno si vede, quindi avrei anche potuto fingere che fosse andato tutto bene e che fossi una specie di mente eletta che conosce per scienza infusa tutti i segreti del knitting, ma non sarei stata onesta con me stessa, non sarei più stata io.

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Quindi beccatevi pure la foto-orrore con cui mi espongo alla pubblica gogna: tallone cannato in pieno. Troppi ferri accorciati. E il troppo storpia.

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Per consolarmi mi sono cercata un pattern ed ho avviato un altro paio di calze 😀

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Aggiornamenti.

Eccomi qui dopo quasi un mese.

E’ iniziata la scuola, le ferie sono finite, il lavoro e la vita hanno ripreso il solito ritmo. Dopo un minimo di riadattamento siamo tornati alle solite routines ed alle solite corse per incastrare tutti gli impegni. Ordinaria amministrazione, insomma. 😀

 

Nel frattempo:

– ho finito il kal verde, producendo un cappellino ed una sciarpina che mi hanno permesso anche di consumare gli ultimi rimasugli del cotone pima che avevo usato per una maglietta estiva (destash = yarndiet, un kal perpetuo a cui partecipa ogni progetto che usi filato che giace negli armadi di casa senza altro scopo da tempo immemore, o almeno da qualche mese)

 

– ho fatto un maglione per l’uomo. Non vi dico le misure, ma non è certamente una S. E nemmeno una M. Ma nemmeno lontanamente, ecco. E l’ha voluto tutto a maglia rasata. Lato positivo: lui è contento ed io facendolo mi sono letta un libro che mi è piaciuto molto 😀

 

Maglione per il marito, taglia comoda. Top-down raglan con filato Hayfield Bonus Aran.
Maglione per il marito, taglia comoda. Top-down raglan con filato Hayfield Bonus Aran.

 

– ho avviato di nuovo il maglione in alpaca che avevo iniziato e poi disfatto causa -10kg (1 taglia in meno) e ad oggi ho fatto sprone e maniche e sono a circa metà del corpo. Ho modificato le maniche e gli aumenti del corpo, che io i pattern li seguo per bene solo quando faccio i test, altrimenti mi piace modificarli un po’. 🙂

 

Kal colore 2014

Inizia il 1 settembre il nuovissimo KAL colore 2014 dal gruppo KAL from Italy, su Ravelry (ormai lo sapete che quando parlo di maglia c’è sempre di mezzo ravelry 😀 ).

Poche regole, ma fondamentali:

Рil filato deve essere VERDE. Niente verdi-grigi, n̬ verdi-blu, n̬ verdi-gialli, n̬ variegati con altri colori;

– si fa cast-on in 1 settembre, a costo di fare cast-on simbolico di pochi ferri e poi riporre il progetto per un po’ in attesa di avere tempo da dedicarci;

– se possibile usare un filato in stash;

– permessi anche i wip.

 

Io partecipo destashando un gomitolo e mezzo di Cascade Ultra Pima avanzato dal Buttercup con un’accoppiata cappello Summer Slouch + sciarpa Oh Helen.

E siccome sono una polla ho iniziato il cast-on dalla sciarpa, senza considerare che quello è il progetto che posso portare avanti finchè c’è filo, per consumarlo tutto, mentre il berretto ha le sue esigenze e quindi avrei dovuto iniziare da quello.

Quindi sospenderà la sciarpa, farò il berretto, e poi riprenderò la sciarpa finchè avrò filo da usare.

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Per seguire il kal sia su Ravelry che sui social il tag è kalcolori2014, inzieme al sempiterno kalfromitaly per seguire tutte le attività legate al gruppo ed a yarndiet per chi usa filato in stash.

Pelna ed il bello del top down

Partiamo dalle basi: Pelna è una maglietta che ho testato, quella di cui non potevo svelare niente fino a che non fosse stato pubblicato il pattern (ed è stato pubblicato a fine maggio, mi scuso per il ritardo, sono sempre molto impegnata – tanto lo sapete che sono disorganizzata cronica e casinista, ma darmi un tono ha sempre un suo fascino-), ed è costruita top-down, cioè partendo dal collo ed andando verso il basso in un unico pezzo senza cuciture.

pelna1_medium2(la scelta dei colori è stata obbligata perchè era anche un destash, ma devo dire che non mi soddisfa appieno e che la banda turchese distoglie molto dal traforo su collo e bordi che invece è molto bello. Dovrò procurarmi altro filo per farne una in tinta unita, che merita.)

Se date una scorsa ai miei progetti su ravelry vi accorgerete che le maglie le faccio quasi solo top-down e questo mi pare abbastanza indicativo della mia fissazione in merito.

Ma ho dei buoni motivi:

1 – non serve cucire. Che quanto non mi piacciono le cuciture sui capi a maglia non lo so spiegare. Vero che a volte hanno il loro perchè, soprattutto per capi grandi e pesanti, che li sostengono un po’, ma non mi piacciono lo stesso. Non mi piace farle e non mi piace vederle. Com’è che si dice? “Non è bello cioò che è bello, ma è belo ciò che piace”. Ecco.

2 – si può provare il capo mentre di lavora ed aggiustare on the go invece di prendere mille misure prima e sapere se va bene solo dopo aver finito e cucito tutto. Che anche disfare è odioso. Peggio che cucire.

3 – si può usare il filo fino all’ultima gugliata utile. E non scherzo. Guardate quanto me ne è avanzato IN TUTTO per fare questa maglietta

pelna filo avanzato(sì, ho temuto per tutto il giro di chiusura che non mi bastasse e di dover disfare un paio di giri)

 

 

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Questa maglietta, oltre ad essere fonte di orgolio personale perchè è un test per una designer che stimo, partecipa a qualche kal: il guardaroba della knitter perfetta, i buoni propositi del 2014, yarndiet e non so se rientra pure in qualche altro…. (ne voglio fare troppe, partecipo partecipo e partecipo e poi mi dimentico…. dovrò rimediare)

La mia prima canotta top-down.

Proseguendo con i buoni propositi del 2014 sto continuando ad usare i filati che ho comprato tanti anni fa. Questi risalgono al 1999 circa.

Il pattern originale era “137-2 Simply Summer” della Drops, a cui ho apportato varie modifiche. E se l’avessi capito bene fin da subito ne avrei apportate altre.

Ho fatto un paio di giri in meno per le spalline, poi ho unito subito sotto le ascelle (invece il pattern dice di lavorare separatamente fino alla fine della parte a legaccio e poi cucire, che non ha senso proprio. Se dovessi rifarlo avvierei addirittura tutto insieme invece di lavorare separatamente davanti e dietro per le spalline), ho avviato la metà delle maglie per il sottobraccio (e pure così è venuto troppo largo), il lace sul fianco l’ho fatto partire più in basso per nascondere meglio il reggiseno ed ho aggiunto qualche aumento e qualche ferro accorciato per il seno.

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Tutto sommato alla fine mi piace, nasconde anche bene la panza ed i rotoli (ricordiamoci che peso 105kg e ditemi se dalla foto pare così tanto. ecco.) e sono molto tentata di farne un’altra, ma con qualche altra modifica. Tipo avviare tutte le maglie insieme e montarne un po’ meno per la spalla e fare più aumenti e ferri accorciati per la vestibilità del seno.

Di sicuro la base è sfruttabile per altre mille variazioni sul tema ed il caldo che promette di arrivare, prima o poi, mi invoglia a provare.

 

Ho fatto un test (a maglia), ma non ditelo a nessuno.

Cosa è un test e come va fatto al meglio lo spiega benissimo Veruska sul sito maglia-uncinetto.it (che vi consiglio di mettervi tra i preferiti o, meglio ancora, nel feed reader), quindi non starò a dilungarmi nelle spiegazioni.

Nonostante ancor prima di chiudere lo Scirocco giurassi e spergiurassi che “mai più un filo così sottile per me, che non si finisce più” ho chiesto subito di poter testare questo nuovo schema e sono stata anche ben felice di essere accettata.

Lo considero un onore ed un privilegio che una designer si affidi a me ed alle mia capacità e volontà per testare un suo modello. Perchè alla fine, è anche una questione di fiducia. Perchè se io il test lo faccio male, se faccio  modifiche, se non sto attenta a quel che c’è scritto perchè “tanto so fare”, se uso un filato completamente diverso senza considerarne nemmeno la tensione o se mi prendo il pattern e sparisco (e qualche compagna di test così m’è capitata in passato, non sono mie idee bislacche, persone così esistono) la designer si trova in difficoltà o rischia di pubblicare n pattern sbagliato, facendosi una bruttissima reputazione.

Quindi, come dicevo, per me è stato un onore fare questo test.

Per di più ora ho uno splendido nuovo capo da indossare ed ho anche consumato un po’ di filato che giaceva in stash da un paio di anni e non sapevo proprio come usare.

Non posso ancora dire niente di più finchè non sarà pubblicato il modello, ma posso farvi vedere i colori che ho usato, tanto da questa foto non si capisce nè il modello nè che capo di abbigliamento sia 😀

segreto

Li vedete i miei nuovi hiyahiya? li adoro!!!! peccato facciano un pochino di scalino all’attacco, ma pare sia un problema di una partita di cavi (che io sono fortunatissima, si sa).

 

Scirocco caldo: cardigan aperto.

Ho risolto il problema delle selfie, con una specie di cavalletto improvvisato e l’autoscatto (Spazzolino, il tuo suggerimento lo tengo buono comunque 😀 ) e quindi ora vi faccio vedere qualcosina degli ultimi lavori.

Da dicembre mi sono capitati due test affascinanti a cui non ho potuto resistere: uno è un segreto segretissimo fino a fine maggio, l’altro è questo cardigan spettacolare, che rimane aperto sul davanti (e non so come si chimano i cardigan con questa costruzione).

Il pattern è lo Scirocco Caldo di Lucia Maria Lanzafame, che la designer ha sviluppato nelle taglie dalla S alla XXXL e che trovate su ravelry.com

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L’ho fatto con della lana mista sintetico che avevo in casa ed è venuto morbido e caldo. L’unico difetto che gli trovo è il fatto di non avere allacciature, perchè io non ho nessuna spilla con cui chiuderlo (dovrò provvedere al più presto).

Semplice semplice, un po’ lungo da lavorare visto che usa un filo sottile a tensione 20 m in 10 cm (io ho usato i ferri 3,5 mm) ed avento i davanti che si sopramontano completamente c’è tanto da lavorare, soprattutto per la mia taglia.

Qui trovate la mia pagina progetto su Ravelry.

Ma ne è valsa la pena e lo sto portando tantissimo, perchè veste bene anche le taglie comode un po’ tanto morbidotte come me 🙂sciroccocaldo3

Ringrazio infinitamente LuciaMaria per avermi permesso di fare da tester ed avermi così regalato un cardigan che mi piace tantissimo.

(ora, se volete, potete immaginarmi mentre corro lungo il corridoio dell’ufficio afferrando i lembi dei davanti e sbattendoli come fossero ali)

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Con questo progetto partecipo anche a qualche kal sparso di cui non ricordo di preciso gli hashtag (mannaggiammè, devo iniziare a segnarmeli):

– yarndiet edizione 2014 con il gruppo ravelry “kal from italy”: il filo antracite l’ho comprato più di 15 anni fa per fare un poncho, iniziato e froggato dopo qulche anno, il filo colorato invece ha solo 2 anni ma l’avevo comprato senza scopo preciso, e quindi era finito subito in stash;

– propositi edizione 2014 con il gruppo “LQA”: ho destashato e fatto qualcosa che mi piace davvero.